01 December 2013

Là dove dormono i tram

Andiamo su per Sans âme, ma invece che girare a sinistra per Frittole, proseguiamo dritti, verso la banlieue. Poi deviamo solo un attimo a sinistra e attraversiamo gli orti. Nell'ultimo tratto ci tocca scendere col passeggino lungo una scala, ma i gradini sono 'lunghi' e poi ne vale la pena,  così arriviamo alla meta di faccia, o come in un tuffo di testa. A capofitto.  Infine ci ritroviamo l'agognata scenetta davanti agli occhi, in tutta la sua maestosità.

Una volta giù dalla larga scalinata, infatti, ci troviamo davanti ai tram che dormono. Durante la settimana ce n'è che qualcuno. Per lo più quelli blu, con le rondini disegnate sopra (chè Pistacchio guardando il librino di Matisse preso in mediateca tutto contento esclama: Tam!) Nel week end invece pare che sono tutti lì, a riposare, una distesa di tram sotto i nostri occhi.


Mi piacerebbe che qualcuno ci fotografasse, mentre ce ne stiamo lì seduti. Lui sul suo passeggino, io affianco, per terra. Restiamo  in silenzio, in attesa. Guardiamo i tram che dormono. Aspettiamo, speriamo che ne arrivi uno.
E secondo me siamo bellissimi. Ma poi ha ragione il chercheur: questo blog è meglio di un album di foto. Ogni tanto gli leggo un vecchio post e lui, ogni volta,  mi ripete: questo è molto meglio di una foto! E allora io me la scrivo quella foto.


Non lo so più quando e come è nata questa passione per i tram. So che nelle nostre passeggiate per la campagnetta di Frittole, finivamo spesso proprio lassù, sopra il deposito dei tram. Un giorno mi scappò forse di dire che i tram stavano facendo la nanna (poi, tra l'altro, mi sono ritrovata spesso a riflettere su cosa implichi davvero la personificazione degli oggetti inanimati, se sia una cosa buona e giusta). Un altro giorno un tram arrivò al deposito. Fece il suo inconfondibile tin, poi si infilò in un tunnel per una doccia veloce, il tram-lavaggio, come quello delle macchine, però a grandezza tram. Uscì dall'altro capo del tunnel, per poi ritornare verso di noi, allinearsi con gli altri tram e, infine, addormentarsi, non senza aver fatto quel versetto tipico e caratteristico del tram che si addormenta.  Si vede che anche i tram hanno la loro brava bed routine ;)


Poi un bel giorno, nel mezzo di un tantrum di quelli tosti, mi ritrovai, questione di trovare qualcosa a cui dare voce, a descrivere al Pistacchio Furioso la scenetta del tram che entra dal cancello, si infila nella doccia, fa il giro e si ferma vicino a tutti gli altri a fare la nanna. Via via che raccontavo Pistacchio si calmava, appena finivo di descrivere la scenetta, lui subito chiedeva , che sarebbe a dire: encore e cioè ancora. E io, paziente, ripetevo dal principio. Intanto tra me e me pensavo:  Ma guarda tu che persino la routine del tram lo calma, che cosa curiosa. Il tram intanto fu proclamato Santo Subito. E probabilmente della sua potenza conciliatrice se ne fece un uso smodato e spropositato.

Fu così che ci ritrovammo, praticamente ogni santa passeggiata, seduti a guardare i tram che andavano a dormire. Ad aspettarli, a sperarli, a gioire se e quando uno finalmente si degnava di arrivare. Intanto di tram ne prendevamo anche volentieri, durante i nostri pomeriggi insieme. Ci facevamo portare, e riportare. Una volta, mentre tornavamo a casa dal centro, si sentì un colpo ed esplose un finestrino, quasi affianco a noi. Ancora ce la raccontiamo, io e Pistacchio, quella botta potente e lo scompiglio che ne seguì. Tam bum! Che poi significa La finestra del tram ha fatto bum! Per fortuna nessun ferito.



Intermezzo. 
Quando vivevamo in Francia, ma la prima volta, una sera, io ed il chercheur, allora fidanzatini senza prole, eravamo a cena da zia Mila. C'era anche un amico di Sciro, un tal Esse. Insieme al quale anche il chercheur era andato a pescare una volta, annoiandosi mortalmente. Questo ragazzo aveva una vera e propria fissazione per la pesca. Non faceva altro che parlare di quello. Raccontarono le avventure della loro ultima uscita, dei pesci che avevano preso, di quelli che avrebbero potuto. E passi, ascoltammo il resoconto, come si chiacchiera del più e del meno. Poi la conversazione deviò altrove. O almeno cercò, perchè di qualsiasi cosa parlassimo, Esse riusciva sempre a tornare alla pesca. E disquisiva dei pesci più grossi che aveva preso. Di quelli che sognava prendere. Finimmo a parlare del natale, Esse raccontò di quell'anno in cui suo padre gli regalò un peschereccio giocattolo e di quanto era felice. Io e Mila ci guardavamo tra lo scocciato e il divertito. Comunque lo ascoltammo raccontare del peschereccio. Poi la conversazione prese  a vagare ancora una volta. Chissà come e perchè finimmo a  parlare di segni zodiacali. Quando domandammo a Esse, diventato silenzioso, E tu di che segno sei? Quello di rimando rispose: Pesci... Io e zia Mila scoppiammo a ridere una di quelle belle risate grasse in faccia ad Esse, che ancora ce lo raccontiamo. Difficile ridere tanto di gusto. Quando Zelig ce l'hai vivo, vegeto e reale di fronte a te, restare seri è impossibile.


Ecco, questo per dire che Pistacchio coi tram è un po' come Esse con la pesca. E questo non è un complimento per il caro Esse, non che Pistacchio non sia un gran figo, è un bimbino fighissimo nel suo 22esimo mese. E per lui tutto è tram. I kapla, come i lego, sono tram che lui allinea pazientemente, uno di fronte all'altro. Matisse gli fa pensare ai tram. Il logo di Montepello lo fa gridare tram, perchè fa capolino sulla fiancata di ogni vagone. Anche le M di Montepello che ci sono in giro sui depliant: tram, anche se sulla fiancata non ci sono. Per dirla tutta anche davanti ad una pagina bianca lui è capace di esclamare: Tram! Talmente tanto e sempre tram che noi iniziamo anche a stufarci un tantino.

Anche la luna lo fa vibrare alquanto. Gli piace parecchio scorgerla nel cielo, prova soddisfazione ad additarla nei libri. Quando aveva iniziato a sospirare o nuna nuna, puntando al cielo, avevo buttato al chercheur:  
- Perchè non compriamo una di quelle lampade a forma di luna da attaccare alla parete? Visto che gli piace tanto. 
Il chercheur che è francescano dentro, fuori e pure di fianco, e dedica la sua vita all'ascetismo, alla purezza, alla rinuncia, per fortuna non al cilicio, ma poco ci manca... Il chercheur mi rispose, dall'alto della sua saggezza, o dal piedistallo del Saint-Exupéry de noantri:  
- Se la mettiamo nella sua stanza, la troverà sempre lì, finirà la ricerca, la gioia del trovarla nel cielo, la poesia. 
- Sarà, dissi io, niente luna sulla parete allora


Ma la luna, nonostante la sua aurea romantica, non può competere con il tram. E noi a dirla tutta a sentir parlare di tram iniziamo a non farcela più. Qui la campagna per la banalizzazione del tram quasi quasi inizia. Gigantografia di tram Montpellierano, per parete stanzetta, cercasi. Stavolta è il chercheur in persona a stampare i volantini.


Il post era stato pensato corredato di simpatiche foto. Ma magari un'altra volta, che è già tanto che riesco a postarlo...

2 comments:

  1. Ho cominciato a leggere il tuo post e quasi subito ho pensato, adesso le scrivo di mettere qualche bella foto.
    Poi le tue parole, senza averti posto la domanda, sono state in grado di darmi la perfetta risposta.
    E continuando a leggerti, ho davvero visto la foto di voi tre, belissimi, davanti a tutti quei tram oziosi.
    Anche N.E. ha una fissazione simile. Gli "autguss" [=autobus]!!
    Idem per quanto riguarda la "lua" [=luna, in portoghese]!!
    Bellissima la risposta di tuo marito. Certe cose devo rimanere tali, per non perdere la loro autenticità.

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  2. Lo sai che tra le righe si legge tanto amore, pazienza, complicità.
    D. al posto del tram hai il trattore, e con pazienza l'ho sempre assecondato (poster in camera compreso).
    A (quasi) quattro anni gli interessi sono variati, ma quella passione rimane sempre tanto da sognare di fare il contadino!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova