06 May 2013

Una storia di burnout. Ma com'è possibile bruciare in paradiso?

Nel tentativo di mettere ordine a quel ripostiglio, stavo raccontando una storia. Un post di PdC di un paio di settimane fa, mi ha fatto però sentire l'urgenza di fare una piccola deviazione, prima di tornare alla matrioska.

Io lavoravo in un posto che forse non era esattamente come quello che racconta PdC, ma mi dava lo stesso entusiasmo e meravigliosa gioia che leggo tra le righe del suo post.

Un ambiente di lavoro dove, per fare solo un esempio-anche banale- e citare una cosa che ho già scritto, vigeva la:


Ma allora come si fa a cadere in burnout quando si lavora in un ambiente così?
Sono almeno due i motivi che vedo chiari. 

Da una parte c'è che si ha così stima di un posto di lavoro così e di chi l'ha creato e mantenuto, che non si vuole deludere. Ce la si vuole meritare questa fortuna. E allora si arriva a livelli di coinvolgimento ridicolmente innaturali per meritarserla.

Dall'altra, semplicemente, non si è pronti. Quel ripostiglio continua a traboccare di difficoltà, mentre intanto, finalmente,  si ha un luogo così bello a cui dedicarsi. La cosa più naturale è tuffarsi in questo bel posto anima e corpo, nel tentativo, spesso inconsapevole, di dimenticare tutta quella confusione e quella sofferenza che ci perseguitano. Crediamo di meritare di più. E di fatto lo meritiamo anche, ma non siamo pronti. 

Ci sono cose da cui non si può fuggire.



Anche questo post appartiene alla serie che ho chiamato il ripostiglio. Per un gioco di parole: ri-post-iglio. O anche RIP-ost-IGLIO. E anche per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. O anche che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

9 comments:

  1. Facciamo che vado a leggere un po' nel ripostiglio e poi torno.

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  2. Purtroppo ci sono cose chiamate senso del dovere, bisogno di essere all'altezza delle situazioni e di non deludere chi ci ha dato fiducia, fantasmi del passato ... Sono "brutte bestie" che saltano fuori nei momenti piu' inaspettati, spesso buttandoti a terra...
    Pero' poi ci si rialza e - credo - si e' anche un pochino piu' forti o semplicemente si sta piu' in guardia!

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    1. indubbiamente. Ci si sente anche, a volte, forse, come domatori di leoni :D

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  3. Il senso del dovere di cui parla Francesca lo conoscevo bene...diventare mamma mi ha proiettata in un'altra dimensione e ho deciso di rallentare...oggi sono rientrata al lavoro part- time...non so cosa mi aspetta e come tutto sì trasformerà... ma spero di restare in questa nuova dimensione fatta di serenità senza farmi risucchiare dai vecchi "schemi mentali" ...incrocio le dita!!

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    1. è vero. Questa nuova dimensione è stata per me la parte luccicante della rinascita.

      Giornata importantissima, Giusy! Mi commuovo un poco. Si! è possibile secondo me. Per me tornare al lavoro (era quel ben lavoro lì però e in quelle condizioni olandiche-idilliache) è stato un momento magico. Mi sentivo invincibile. Ti auguro tanta serenità e forza.

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  4. faccio risonanza al tuo post... *ci sono cose da cui non si può fuggire*
    e per dirla anche un po' alla simone de beauvoir, aggiungo
    "l’io che in tutti i momenti diversi della vita si pone identico a se stesso."

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    1. non so, a me quell'io là che resta sempre identico a sè, fa un po' paura. Ma ci devo pensare.

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    2. mhmm in effetti non l'avevo letto come "preoccupante"...in effetti letto insieme al "ci sonocose da cui non si può fuggire* "suona proprio come una minaccia...

      ricontestualizzando la frase della beauvoir, lei intendeva dire che nell'alve delle mille possibilità che nella vita di ciascuno possono acacdere ...qualsiasi sia la strada che scegliamo di percorrere resterà un io profondo sempre identico. quest'interpretazione a me piace...l'io profondo è qualcosa di caratterizzante ed unico. anche se cambiamo perchè si cambia sempre per fortuna, c'è quell'io profondo nascosto che siamo noi. ed è lì.

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova