20 January 2013

Try

... piu' che un post, mi sa che per un po' lascio fare a lei...





Ci stai provando, non si può dire che no.
Certo però che se provi un poco più forte...


 Faceva un freddo fuori luogo a queste latitudini, ma tu sei uscita leggiadra e leggerina, come andassi incontro alla primavera. Sei proprio una sprovveduta. Una volta sulla banchina del tram già battevi i denti, ma non volevi tornare indietro, quasi l'incantesimo si rompesse.
Hai studiato veloce il tabellone delle partenze e poi hai preso il primo treno utile nell'economia, monetaria, ma soprattutto in termini di tempo a disposizione prima dell'uscita del Pistacchio dal nido.
Il treno che hai preso, guarda caso, era diretto a Portbou. La Spagna, e le città di frontiera, ti fanno sempre l'occhiolino, sei tu che glissi.
Come una viaggiatrice consumata, in stazione hai acquistato un croissant e la gazzetta di MontePello. Poi ti sei diretta sul binario, sei salita su un treno più o meno qualsiasi. E nel solo francare gli scalini hai frantumato la caja.




Hai guardato fuori dal finestrino, hai lasciato lo sguardo correre sulle vigne spoglie e abbandonate ad un sole assoluto e ghiacciato. Hai aperto il tuo quadernetto a quadri e lo hai tormentato con alcuni scarabocchi immondi. Finchè, neanche il tempo di avere voglia di togliere la giacca, era già ora di scendere.

E sei scesa insoddisfatta, pensando che per avere quell'effetto liberatorio, o anche solo lontano, avresti probabilmente dovuto scendere a Portbou, invece eri in un posto che si chiama Sète, giusto un paio di centinaia di kilometri prima di Portbou. Comunque ottimista, sei uscita dalla stazione e dopo solo qualche passo hai cominciato a corrucciare la fronte.
Dovevi prendere un treno, andare anche solo un po' lontano, in un posto nuovo e sconosciuto, a guardare il mondo, a fare orme gialle, come dice il chercheur. Non era poi così difficile. Giusto a Sète dovevi andare? Sei una stordita.
Per carità Sète caruccia sì, ma pure il chercheur che è uno che per definizione non ricorda il tuo compleanno, il nome del suo collega vicino di ufficio e, almeno credevi tu, dove è stato in gita il mese scorso... pure lui se lo ricordava che a Sète ci siete stati il primo week end di sole della nuova vita (che tra parentesi ce ne è voluto, all'improvviso l'Olanda sembrava trasferitasi a sud della Francia, ma solo nel suo capitolo peggiore: precipitazioni a carattere temporalesco). Un po' delusa hai camminato lungo le stesse strade, mangiato quasi nello stesso posto, hai fatto più o meno la stessa passeggiata. Verso il molo.

Ti sei affacciata e appena hai sentito l'onda infrangersi, ti sono venuti i brividi, non di freddo, in quel momento l'aria era quasi tiepida.
Ma tu, mare, in tutto questo tempo, tu qui stavi? Quasi te n'eri dimenticata.

Mollacciona

Guarda che così non vai da nessuna parte.
Provaci ancora. Prova giusto un po' più forte




Pubblicato dalla coscienza di Squa, che se avesse volto, corpo e soprattutto voce fisica, avrebbe quella di Janis Joplin.

4 comments:

  1. Merci de ta visite, malheureusement je ne parle pas Italien.

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  2. Je viens te dire bonjour et je repasserai plus tard

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  3. COUCOU et bien oui nous sommes voisines
    je file je vais faire des courses et à plus tard alors bonne journée

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  4. This comment has been removed by a blog administrator.

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova